La locandina del Film |
E’ un invito a guardare, osservare e a sforzarsi di non
“proseguir veloci”, La mia classe.
Il film diretto da Daniele Gaglianone, e prodotto da Gianluca Arcopinto, che è
stato presentato all’ultima Mostra di Venezia.Un solo attore professionista,
bravo più che mai, Valerio Mastrandrea e tutti protagonisti di se stessi,
ragazzi provenienti da varie parti del mondo e che vogliono, qui in Italia,
oggi, imparare l’Italiano. Come tutti i film che possono dare una risposta di
senso alla nostra vita, La mia classe
ha trovato difficoltà di distribuzione e oggi solo grazie alla Pablo,
inizia a circolare nelle sale, in un modo quasi clandestino, da passa parola.
Le grandi catene di distribuzione hanno nelle loro mani il destino del successo
di un film. E questo è un film che non avrà successo, ma è da vedere, e quindi
se vi capita di incrociarlo sul vostro cammino, avvicinatevi, annusatelo,
ascoltatelo, guardatelo e cercate poi di non proseguir veloci. Ci parla
direttamente, narra della nostra esistenza ai tempi della Bossi – Fini, e di
uomini e donne che attraversano il mondo per vivere, viverlo, e spesso non sono
felici di farlo, ma devono. E se fossero costretti a ritornare indietro, “Se mi rimandano nel mio paese, io mi
faccio morto da solo.”, recita Issa, il ragazzo egiziano, nel film. Nella
finzione cinematografica, ed anche nella realtà, che irrompe prepotentemente
nel film. Perché la storia di questi ragazzi è un vissuto vero, e Gaglianone decide
di raccontarla filmarla e farcela vedere, così come avviene. La mia Classe diviene così, un
interessante esperimento innovativo, di dentro fuori. Di verità e finzione che s’intrecciano,
e si condizionano. Un film iper realista, ma non un documentario. Una forma
poetica alta, una poesia che scaturisce dalle storie che raccontano i ragazzi,
poesie dure che spaccano i vetri della nostra coscienza di occidentali, bianchi
e benestanti nonostante questa terribile crisi. Mastrandrea è bravo, recitando
e donando contemporaneamente la sua umanità a questo lavoro. Gaglianone con questo
film scrive un manifesto politico, in cui c’è una sceneggiatura flessibile, che
si modifica con gli eventi. Come aiuto si è scelto un giovane bravo, Davide
Zurolo, che compare nelle riprese come molti dei tecnici e lo stesso regista. Non
si tratta di citazioni alla Tarantino o alla Hitchcock. Sono loro stessi che si
filmano nella realtà. La mia Classe non ha colonna sonora ma si possono sentire
le note de “L’autostrada” di Daniele Silvestri, bella e poetica canzone e forse
anche un invito, uscendo dalla sala, a guardare con un occhio diverso le storie
dei migranti che incrociamo nel nostro viaggio.
Andrea Di Martino
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