Area portuale Gioia Tauro |
Ascoltando, ascoltando…
“Zio Aldo? Pronto, Gioacchino
sono. Allora è tutto a posto. Sono già a Milano, dai cugini. Ci vediamo domani
alla sua segreteria, a mezzogiorno, che prima ho la visita all’ospedale…” .
Questa è la trascrizione integrale di un’intercettazione contenuta negli atti
del processo “Cento anni di storia”. L’intercettazione è stata eseguita dal
commissariato di PS di Gioia Tauro e dalla squadra mobile della questura di
Reggio Calabria ed è stata trasmessa il 5 ottobre 2008 alla Direzione distrettuale
antimafia di Reggio Calabria.
Chi è Zio Aldo
Zio Aldo, è Aldo Miccichè. Quando il 25 aprile del 1975 Giulio Andreotti va ad
apporre la prima pietra al porto di Gioia Tauro, ad accoglierlo c’è tutto il
notabilato locale. Il Primo incontro dell’allora ministro del Bilancio avviene
al bar Euromotel di proprietà della potente famiglia Piromalli. Lo ospita
Peppino Piromalli reggente della cosca e nipote del patriarca Mommo Piromalli.
Nel codazzo al seguito di Andreotti si nota Aldo Miccichè. Già segretario
provinciale della DC di Reggio Calabria, sul finire degli anni sessanta. Poi
dal 1975 al 1985 è consigliere provinciale a Roma. Nel 1983 è coinvolto in un
giro di tangenti richieste a una ditta svedese per la fornitura dei
prefabbricati in Irpinia per il terremoto del 1980. (i terremoti sono stati da
sempre un’opportunità per la malapolitica). Nel 1987 è protagonista di una
truffa per il valore di circa un milione di franchi svizzeri alla SBS, un’importante
banca elvetica. I soldi servivano a finanziarie falsi progetti editoriali come
quello di “Italia Sera”. Come si vede nulla è inventato anche nelle cronache
dei nostri giorni. Già in precedenza Miccichè si era dedicato ad affari del
genere, come la truffa di Tele Radio più, quella del Diurno alla stazione
Termini di Roma e quella del ristorante romano “31 al Vicario”. Un vero e
proprio esperto del ramo, editore di piccole testate locali che percepivano
finanziamenti pubblici. In rapporti tra politica, massoneria e servizi segreti
sin dai tempi dei “Boia chi molla “ a Reggio Calabria. A un certo punto della
sua storia Miccichè truffa anche la Banda della Magliana, intascando venticinque
milioni di vecchie lire in cambio di false perizie psichiatriche che nei fatti
non saranno mai prodotte. La banda non esegue alcuna ritorsione perché, come
afferma Maurizio Abbatino, il pentito della banda, “Miccichè ci era stato
suggerito e raccomandato da Giorgio De Stefano”. De Stefano è un boss
importante delle ‘ndrine Reggine, legato a massoneria e servizi segreti sin dai
tempi della rivolta di Reggio nel 1970, ancora oggi i De Stefano guidano le
cosche sullo stretto.
Nel 1990 Aldo Miccichè, dopo due
anni di latitanza, per la truffa alla banca Svizzera ,è arrestato dai
Carabinieri nella Hall dell’Hotel Genova nei pressi della stazione Porta Nuova
di Torino. Dopo l’arresto Miccichè fa perdere le sue tracce in Italia, fugge in
Venezuela, collezionando venticinque anni di condanne nei tribunali della
Repubblica. Le tracce ricompaiono nel 2007, quando nelle cuffie degli
inquirenti di Gioia Tauro che stanno ascoltando Antonio Piromalli, figlio di Pino
detto Facciazza irrompe una voce: “Ciao figghiuzzu, Zio Aldo sono!”.
Chi è Gioacchino
Gioacchino Arcidiaco |
Gioacchino Arcidiaco è un cugino dei Piromalli, l’1 dicembre 2007
si trova a Bergamo a casa di una zia, perché il giorno prima è stato a Milano
per una visita medica delicata. La mattina dopo ha un importante appuntamento
con un politico nazionale, presso il quale deve perorare una causa fondamentale
per la famiglia. Antonio Piromalli l’ha delegato a parlare con il politico per
alleviare il carcere duro al padre Pino detto Facciazza. Sono anni che con l’aiuto
di Miccichè si sta tentando questa impresa. Già ai tempi del governo Prodi si
era fatto un tentativo con il ministro Mastella, ma nonostante la buona volontà,
i tentativi andarono a vuoto. Oggi che Prodi sta per essere sfiduciato e si
prospetta una nuova vittoria del centrodestra, si torna alla carica.
Il Politico
Sen. Marcello Dell'Utri |
Dopo aver preparato nel minimo dettaglio l’importante
incontro, la sera prima a telefono con Aldo Miccichè, Gioacchino Arcidiaco il 2
dicembre è a piazza San Babila, ha appuntamento con l’avvocato Lima e insieme
si recano presso la segreteria politica di Marcello
dell’Utri. Tredici anni prima i
Piromalli avevano già fatto un appello al voto per Berlusconi, ma quello fu
solo un appello politico. Oggi è diverso, la famiglia è già all’opera il 3
dicembre, cioè il giorno successivo all’incontro. Gioacchino è in via Senato
per incontrare “gli azzurrini” i circoli di Marcello dell’Utri e per
organizzare la rete in provincia di Reggio per prepararsi alle prossime
elezioni politiche.
Anche Miccichè si mostra molto
soddisfatto dell’esito dell’incontro tanto da prodigarsi per attivare le
famiglie del nord per procurare voti a Milano direttamente al Senatore, e si
attiverà anche in Sudamerica per il voto degli italiani all’estero.
Miccichè intreccia collaborazioni
a tutto tondo con il Senatore Dell’Utri, si scambiano telefonate sui candidati
da mettere in campo in Italia e all’estero, ma soprattutto rafforzano il loro
legame in affari. Affari che riguardano in particolare Gas ed energia. L’obiettivo
è accaparrarsi il gas Venezuelano, nel paese dove Miccichè è latitante. Al
governo in Venezuela c’è Hugo Chávez ma questo non ferma le prospettive del
sodalizio italiano. A tal proposito nell’ultimo libro di Francesco Forgione “Porto Franco”, da dove le storie qui narrate
son tratte, ci sono episodi inediti che invito a leggere.
Aldo è l’intermediario con il
PDSVA, il colosso petrolifero nazionalizzato da Chávez, l’obiettivo è di
rivendere gas e petrolio alla Gazprom Russa. L’uomo di fiducia del duo è Massimo De Caro. In svizzera si
costituisce una società per eseguire la triangolazione è l’Avelar Energy, il
socio russo è Viktor Vekselberg. Nel frattempo nella Gazprom sono entrati a far
parte nuovi soci italiani in rappresentanza sia della ‘ndrangheta sia di cosa
nostra. L’obiettivo è rivendere sia il gas sia il Petrolio alla vecchia Europa.
L’uomo da affiancare a Vekselber nell’Avelar è proprio Massimo De Caro che
assume la carica di vice presidente.
Massimo De Caro
Massimo De Caro |
Miccichè lo avrebbe voluto
candidato alle elezioni politiche del 2008: “Massimo, tu ti devi candidare,
facciamo l’operazione con Marcello e ti devi candidare o a Roma o in Europa”.
Massimo che è un uomo d’azione e forse ha ben presente la crisi della politica
risponde no: “Per me la Camera o il Senato è una perdita di tempo…al massimo
voglio fare il sottosegretario”. Non farà il sottosegretario, ma un ruolo nel
nuovo governo lo avrà. Diviene consulente alle biotecnologie del neoministro
all’agricoltura Galan. Anche quando Galan diventerà ministro dei beni culturali,
De Caro sarà suo consulente. E’ da qui che parte la sua avventura alla biblioteca dei Girolamini. Con i libri
antichi aveva già dimestichezza tant’è che finisce in un’inchiesta della
Procura di Milano per ricettazione di un prezioso libro del 1499
(Hypnerotomachia Poliphili).
Da qui alla sottrazione di libri
antichi al patrimonio pubblico evidentemente il passo non deve essere stato molto
lungo.
Andrea Di Martino
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