articolo pubblicato dal Quotidiano di Calabria 11.10.2012
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Arena e Scopelliti |
C’è una coincidenza eloquente
negli avvenimenti di questi giorni. Il ministro Cancellieri ha sciolto per
"contiguità" con la 'ndrangheta il Comune di Reggio Calabria. Il
giorno dopo, nell'ambito delle evoluzioni delle inchieste sul comune, è stato
arrestato il direttore dell’azienda dell’igiene urbana Leonia, con l’accusa di
essere prestanome della ‘ndrina dei Fontana. Contemporaneamente in Lombardia i
magistrati hanno emanato un’ordinanza di carcerazione per l’assessore regionale
Domenico Zambetti accusato di aver comprato voti dalle ‘ndrine operanti
nell’area milanese. Eventi avvenuti a 1000 chilometri di distanza con il
medesimo epicentro. La ‘ndrangheta, che a pezzo a pezzo si sta mangiando
l’Italia e l’Europa. Un fenomeno largamente raccontato da Francesco Forgione
nei suoi lavori recenti. Un’ombra che si addensa paurosamente sul nostro
presente e sul futuro dei nostri figli e che si aggrava con l’acuirsi della
crisi economica, così come ci aveva ammonito Jaques Attalì nel suo “Breve storia
del futuro”. Intervenire subito per arrestare l’assunzione del potere sempre
più prepotente della ‘ndrangheta è un dovere delle istituzioni democratiche,
che rischiano la loro integrità. Sarebbe sbagliato slegare le due questioni. La
‘ndrangheta opera al nord e in Europa ma la sua testa resta a San Luca
d’Aspromonte. Quello sperduto e semiconosciuto paese calabrese, rischia di
divenire la centrale decisoria dei processi economici degenerati del nostro
futuro. Non abbandonare a se stessa la Calabria è oramai una priorità
democratica. La ‘ndrangheta ha dimostrato di saper penetrare nel profondo delle
istituzioni, occupandole. A Reggio controllava, sulla base delle informazioni
sino ad ora in nostro possesso, due società del comune, l’assessorato ai lavori
pubblici e fino a qualche mese fa anche quello all’urbanistica. Aveva rapporti
accertati con un consigliere comunale e con il presidente del consiglio
comunale. Lo scioglimento del comune è stato solo la prima tappa necessaria, di
un percorso da compiere fino in fondo. Bisogna accertare cosa accade nella
Provincia di Reggio Calabria come atto conseguente. Lo scioglimento di Reggio
Calabria evidenzia clamorosamente le responsabilità politiche del Presidente
della Regione Giuseppe Scopelliti. Già sindaco di Reggio e oggi a capo di una
maggioranza che vede tre consiglieri arrestati per rapporti con le ‘ndrine e
diversi indagati tra consiglieri e assessori regionali. Se vogliamo iniziare
una stagione vera di cambiamento per il Paese, bisogna voltare subito pagina.
In primo luogo è un atto d’igiene democratica chiedere le dimissioni di
Formigoni in Lombardia e di Scopelliti in Calabria.
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Il celeste Formigoni |
Quest’atto è indispensabile
a ripristinare la legalità e la democrazia in due regioni diverse ma unite da
un tragico destino. Nello stesso tempo bisogna chiudere una stagione che ha
visto il ceto politico di centrodestra, e in alcuni casi anche di
centrosinistra, ritenere normale, quasi fisiologico, poter intrattenere
connivenze, relazioni e scambi con i mafiosi. Questa idea della politica e
della raccolta del consenso deve essere bandita in una nuova stagione di
cambiamento. Una stagione in cui è indispensabile mettere in campo una nuova
classe dirigente del Paese. Nel farlo non bisogna perdere di vista i dati del
rapporto SVIMEZ che consegnano un quadro drammatico della situazione economico
sociale del mezzogiorno e in particolare della Calabria. Bisognerà ascoltare
proprio per questo il grido dei lavoratori che sabato mattina daranno vita alla
manifestazione indetta da CGIL CISL UIL a Catanzaro. Ascoltare quella piazza da
parte del governo, non sarà soltanto uno degli atti utili alla liberazione
della Calabria dal giogo delle mafie, sarà altresì importante per proteggere
l’Italia e l’Europa dall’invasione ‘ndranghetista.
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