Di Proibizionismo si muore


Legalizzare le droghe leggere. E’ la proposta che in questi giorni è stata rilanciata da Roberto Saviano sulle pagine di un quotidiano nazionale. Proposta che giustamente è stata colta da Calabria ora come elemento che potrebbe determinare in positivo il futuro della regione Calabria. 
Sono anni che se ne parla, la Million Marijuana March è un appuntamento che anche quest’anno ha posto il tema su scala continentale. C’è una risoluzione del Parlamento Europeo del 2004, che consente la revisione in senso antiproibizionista della legislazione degli stati membri. In Italia troppi anni di oscurantismo e proibizionismo hanno però lasciato una traccia ottusa. Eppure è evidente il fallimento delle politiche di war on drugs. La proliferazione di reati connessi all’uso delle sostanze è l’unico effetto certo di una legge pessima come la Giovanardi/Fini.
Un dibattito a Trame 
Di proibizionismo si muore! I casi Aldovrandi, Cucchi e Bianzino sono figli della cultura fallimentare proibizionista. La logica del proibizionismo non consente di guardare scientificamente il fenomeno e cogliere le opportunità, anche terapeutiche, nell’uso della Cannabis. Nello stesso tempo sul traffico degli stupefacenti lucrano, producendo enormi ricchezze, le organizzazioni criminali internazionali. Di queste organizzazioni di certo la ‘ndrangheta è leader indiscusso in Europa. I soldi che derivano da quest’attività, sono immessi nel circuito economico inquinandolo e condizionandolo. In questo modo il futuro della Calabria e del paese è sottratto alle giovani generazioni e consegnato nelle mani dei produttori di violenza e oppressione.
Un anno fa lanciammo come SEL un manifesto provocatorio che riportava lo slogan “Legalizzare e Tassare”. Legalizzare per liberare la pianta di marijuana dalle mani del narcotraffico; legalizzare per riportare la tematica in ambito sanitario e scientifico e allontanarla dall’ambito criminale (ogni giorno si effettuano dai 5 ai 10 arresti per possesso e coltivazione in proprio) e restituire quindi l’impegno delle forze dell’ordine nell’ambito della vera lotta al narcotraffico internazionale di sostanze pesanti come cocaina ed eroina; legalizzare perché non si continuino a criminalizzare i comportamenti personali. Legalizzare perché con i fondi recuperati si possano adottare politiche di riduzione del danno nella cura delle tossicodipendenze. Un’impostazione antiproibizionista che consenta il pieno impiego e sperimentazione delle qualità terapeutiche delle sostanze derivanti dai Cannabinoidi.
Federico Aldovrandi
Tassare perché come negli anni ’50 il nostro paese potrebbe ritrovarsi, grazie al nostro clima, a essere una terra ideale per la coltivazione, favorendo la crescita, l’occupazione nei vari livelli della filiera, e quindi aiutare l’uscita dalla crisi economica; tassare perché occorre disciplinare una procedura di controllo qualitativa della sostanza per evitare i casi d’inquinamento in favore del profitto, come accade invece oggi.
Mi sembra questa un’impostazione concreta che parte dalla realtà e cerca di costruire risposte. Se serviva una presa di posizione importante come quella di Roberto Saviano per riaprire questo dibattito, ben venga. Una proposta concreta per archiviare anni di errori e dibattiti ideologici da Craxi in poi passando anche per il protagonismo, in sede internazionale, come quella del parlamentare Calabrese Pino Arlacchi.
E’ il tempo quindi di provare nuove strade, e quella antiproibizionista può essere un punto fondamentale per costruire una nuova prospettiva alla Calabria e all’Italia.
A.D.M.

Commenti

  1. quella antiproibizionista è e deve essere un dei punti per ricostruire il tessuto sociale del nostro Paese, perchè la cultura proibizionista e a volte negazionista negli ultimi anni ha provocato una rimozione nei "benpensanti" del problema droga leggera e droga pesante favorendo una sorta di esclusione sociale globale del problema dei giovani e dei loro bisogni immettendoli tutti o nel gruppo sociale dei "drogati" e quindi assenti e non capaci nè meritevoli di partecipare al dibattito generale o dei "bravi ragazzi che studiano e si costruiscono il loro futuro e magari fanno anche volontariato" ma purtroppo e per fortuna le categorie non sono mai state rigide e per fortuna si mischiamo e si contaminano e se la politica non ne prende atto rischia come sta rischiando che una intera generazione la metta al bando e si metta essa stessa al bando- ENZO CELOTTO

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    1. Quello del destino delle giovani generazioni è senz'altro un tema rilevante e spesso rimosso dal dibattito pubblico appunto. un saluto Enzo

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