Per favore non chiamatela rivoluzione!


Quello che segue è un articolo scritto un anno fa circa, analizzava i primi atti della nuova giunta di Napoli, guidata da Luigi De Magistris. Dopo un anno, passato lontano dalla città, riscriverei lo stesso pezzo. Lo aggiornerei chiaramente con i casi ASIA e dimissioni di R. Rossi e con la polemica aperta in questi giorni da Narducci con le sue conseguenti dimissioni. Stamane i giornali riportano la notizia che nell'incontro con Napolitano, il sindaco ha chiesto una legge speciale per Napoli. Anche questa richiesta contrasta con quanto affermato in campagna elettorale. Il tutto mi conferma il giudizio che ebbi all'avvio. Il sindaco fa i conti con l'esperienza complessa del governo di una città difficile. Bene, ma ribadisco, per favore: "Non chiamatela Rivoluzione!" (anche perché nei casi come quelli di Romeo e dell'insula, siamo innanzi ad una restaurazione). 

Non voglio esprimere giudizi definitivi, ne prendere le distanze dalla nuova amministrazione comunale di Napoli, ma  qualche prima puntualizzazione sull'avvio di questa esperienza va fatta.
1. Sulla formazione della giunta De Magistris aveva annunciato di comporre una giunta con  6 donne e 6 uomini e nominare un vicesindaco donna. La giunta è formata solo da 4 donne ed il vicesindaco è un uomo. Scelta ordinaria e legittima, ma se così doveva essere perché promettere una cosa diversa in campagna elettorale? Comprendo che per fare una giunta si deve tener conto delle forze che hanno contribuito alla elezione, ma questo è quello che normalmente fanno tuti i sindaci, in tutte le città d'Italia.
2. La delibera sulla raccolta prevede un incremento del 5% della  differenziata che già attualmente si fa, ci si impegna a realizzare impianti di compostaggio in città, si ribadisce il no al termovalizzatore di Napoli Est. Per l'emergenza si dichiara che in 5 giorni Napoli sarà ripulita. Siccome gli impianti e la raccolta sono obiettivi  che svilupperano i loro effetti negli anni prossimi, per il momento si utilizzano gli impiati di trasferenza di Caivano, Napoli est ed Acerra in accordo con la programmazione provinciale. Ma se questo doveva essere, cioè se bisognava violare il patto con le popolazioni di Acerra e Caivano stipulato dalle istituzioni, che prevedeva non un solo sacchetto in più oltre quelli che dovevano affluire al termovalorizzatore e agli STIR già presenti sul territorio, perché non lo si è fatto prima? In questi anni si è messa immondizia ovunque, nei parchi naturali, in aree di pregio pur di onorare quel patto e evitare di caricare su quelle popolazioni un ulteriore aggravio ambientale.  Le nostre città si sono riempite di sacchetti e l'immagine del nostro territorio è stata lesa. Siamo ora ad una soluzione benissimo! Ma perché chi prima la osteggiava, questa soluzione ora la propone e la pratica? Il governo evidentemente necessita di un sano pragmatismo per affrontare e risolvere i problemi,  come la giunta a mio avviso farà anche quando si dovrà discutere del termovalorizzatore di Napoli Est. Bene ma se questo è non chiamiamola rivoluzione.E poi anche qui perché promettere la raccolta differenziata al 70 % se poi non la si può realizzare?
3. Infine l'acqua. Dopo il referendum la giunta ha annunciato una rivoluzionaria delibera sul servizio idrico che doveva affidare la gestione  a Napoli ad una società di diritto pubblico. Ho letto l'atto, se non mi sfugge altro, il mandato è quello di modificare lo statuto dell'ARIN spa, società che già oggi gestisce il servizio idrico integrato ed è a controllo totale del comune di Napoli. Per cui avremo uno statuto che conterrà la dizione (che sarà sottoposta ad omologazione) "la Società Arin spa è una società ad interesse pubblico", sul modello delle Ferrovie dello Stato spa, perché altre forme giuridiche oltre l'ente l'ordinamento non ne prevede più. Nella sostanza insomma nulla cambia rispetto ad oggi, l'acqua a Napoli era pubblica prima e lo sarà per i prossimi cinque anni, la gestione era affidata all'Arin Spa e fino a modifiche normative derivanti dal referendum così sarà. Siamo contenti, ma di sommovimenti rivoluzionari neanche l'ombra.
Mi trovo concorde con entrambe le delibere presentate, soprattuto la prima mi auguro che produca effetti e sia efficace, per cui ritengo che entrambe le decisioni vanno nella direzione giusta e plaudo, ma appunto tanto rumore per produrre cose di buon senso e perfettamente condivisibili.
Una unica rivoluzione l'ho notata ed è quella del linguaggio. Siccome le parole sono importanti questa rivoluzione qui, non mi piace. Caro Sindaco i gay, le lesbiche, i transessuali ed i bisex sono portatori di identità e diritti e se non li nomini, così come a Napoli è sempre stato da 15 anni a questa parte, produci solo un arretramento culturale e politico e per citarti su questo "non ci siamo capiti".

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