Francesco Azzarà |
C’è dell’incredibile nella situazione politica della città di Reggio Calabria e della sua provincia. Sono scivolati in questi mesi, come eventi del tutto ordinari, episodi gravi, clamorosi eppur sembrava che nulla potesse squarciare la nebbia del silenzio che aveva avvolto questa città.
La tragedia inizia con un suicidio: Orsola Fallara, potente dirigente del settore Economico Finanziario del comune di Reggio Calabria, sceglie la morte, all'emergere delle prime crepe nell’equilibrio dei conti comunali. Crepe che si trasformeranno in voragine, quando la commissione ministeriale del ministero delle Finanze accerterà l’entità del buco: 170 milioni di Euro mancano all’appello dalle casse reggine, a questi bisogna aggiungere la vera e propria emorragia nei conti delle società partecipate del comune. Un buco realizzatosi manipolando mandati, omettendo il versamento di contributi ai lavoratori, certificando saldi di cassa fasulli ed elargendo consulenze stratosferiche ai dirigenti del comune. Tutto questo fatto, da una persona sola, senza che
l’allora sindaco Giuseppe Scopelliti fosse a conoscenza di nulla? Molto improbabile! E se cosi fosse l’attuale governatore della Regione Calabria, dimostrerebbe di non aver alcuna competenza e attitudine al governo della cosa pubblica. Colpevole o incapace? In entrambi i casi, un esempio di cattiva politica.
Le conseguenze della cattiva politica si scaricano sui cittadini, perché la situazione prefallimentare di Reggio Calabria provoca il blocco delle politiche sociali e dei pagamenti agli operatori, ritardi negli stipendi ai lavoratori delle società partecipate, slittamento di anni dei pagamenti ai creditori verso l'ente pubblico, sospensione di ogni servizio alla persona e alla manutenzione del territorio. Oggi un gruppo di giovani ha lanciato un movimento, “Avanzu sordi ru Cumune” (Ho un credito con il comune), che sta raccogliendo moltissime adesioni. Abbiamo lanciato una petizione come SEL, insieme ai giovani di Energia Pulita e al movimento di Slega la Calabria che in un baleno ha ricevuto migliaia di adesioni, perché al tempo della crisi economica, a Reggio la centralità dell’economia derivante dalle attività pubbliche è di notevole influenza nella produzione di reddito.
In questo quadro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, negli anni, il sistema di società miste del Comune di Reggio Calabria è divenuto un vero e proprio centro di potere sotto il controllo delle ‘ndrine reggine, le quali costruiscono consenso sociale, riciclano denaro sporco, si accaparrano lavori pubblici e ne nominavano fino a ieri i dirigenti. Nel silenzio degli amministratori locali di centrodestra, o con la loro complicità. E come se fosse la cosa più naturale del mondo e non la più profonda vergogna civica per un amministratore. E’ dovuta intervenire la magistratura per far luce su questo scandalo, ma siamo ancora in attesa di una reazione di chi amministra la città, e di chi avrebbe l’obbligo di vigilare sulla infiltrabilità mafiosa della pubblica amministrazione.
Solo un mese fa da un’intercettazione telefonica è emerso che l’attuale Assessore ai lavori pubblici del comune Pasquale Morisani aveva ricevuto appoggio elettorale da una ‘ndrina. Seppur non indagato, ci sarebbe aspettato un gesto di dimissioni, visto anche l'ambiente in cui questa cosa grave si disvelava. Invece no l’assessore Morisani resta al suo posto con l’avallo dell’attuale sindaco Arena. E passeggia accompagnato da due guardaspalle sul corso principale con la tracotanza di chi può prescindere dal dover dar conto alla città. Per questo abbiamo chiesto al prefetto di Reggio di fare la cosa più ovvia: inviare una commissione di accesso per verificare le condizioni d’infiltrabilità del comune e nello stesso tempo al sindaco, eletto solo da pochi mesi, abbiamo consigliato di azzerare la sua giunta e far pulizia nelle società miste. Né l’uno né l’altro sembrano avvertire l’urgenza di porre termine a queste pratiche che soffocano questa terra.
Ora che le indagini della Procura di Milano hanno accertato l’unicità dell’azione della ‘ndrangheta non solo in Calabria, ma anche al nord con il portato di commistione tra cattiva politica, massoneria, ‘ndrangheta, servizi segreti deviati, servitori dello stato infedeli. E’ il tempo di non lasciare che questa vicenda di Reggio sia trattata come una questione locale. Reggio Calabria è Italia, e quello che accade in questo meraviglioso ultimo lembo dello stivale, rischia di penetrare l’intero Paese. Non lasciamo soli i giovani reggini che vogliono cambiare questa città perché la amano, la loro voce spesso è stata soffocata dall’indifferenza. Questi giovani vogliono liberare questa terra dall’odio dalla ‘ndrangheta e dalla cattiva politica, perché solo chi odia può generare lo scempio che è stato fatto negli anni di una terra meravigliosa. In mano a questi giovani è il destino della Reggio Calabria migliore ma anche dell’Italia migliore, non lasciamo che anche questa volta smettano di lottare e decidono di emigrare. Perché se ciò avvenisse, la Calabria e Reggio resterebbero ancora per anni in balia di chi sta snaturando questa terra o di chi pensa che chi dissente “è un ebreo e un comunista”affermato ieri da un assessore reggino PDL nei confronti di Roberto Benigni. Aiutiamo i calabresi a liberarsi da questo squallore. Aiuteremo l’Italia a essere migliore.
Le conseguenze della cattiva politica si scaricano sui cittadini, perché la situazione prefallimentare di Reggio Calabria provoca il blocco delle politiche sociali e dei pagamenti agli operatori, ritardi negli stipendi ai lavoratori delle società partecipate, slittamento di anni dei pagamenti ai creditori verso l'ente pubblico, sospensione di ogni servizio alla persona e alla manutenzione del territorio. Oggi un gruppo di giovani ha lanciato un movimento, “Avanzu sordi ru Cumune” (Ho un credito con il comune), che sta raccogliendo moltissime adesioni. Abbiamo lanciato una petizione come SEL, insieme ai giovani di Energia Pulita e al movimento di Slega la Calabria che in un baleno ha ricevuto migliaia di adesioni, perché al tempo della crisi economica, a Reggio la centralità dell’economia derivante dalle attività pubbliche è di notevole influenza nella produzione di reddito.
In questo quadro, come se fosse la cosa più naturale del mondo, negli anni, il sistema di società miste del Comune di Reggio Calabria è divenuto un vero e proprio centro di potere sotto il controllo delle ‘ndrine reggine, le quali costruiscono consenso sociale, riciclano denaro sporco, si accaparrano lavori pubblici e ne nominavano fino a ieri i dirigenti. Nel silenzio degli amministratori locali di centrodestra, o con la loro complicità. E come se fosse la cosa più naturale del mondo e non la più profonda vergogna civica per un amministratore. E’ dovuta intervenire la magistratura per far luce su questo scandalo, ma siamo ancora in attesa di una reazione di chi amministra la città, e di chi avrebbe l’obbligo di vigilare sulla infiltrabilità mafiosa della pubblica amministrazione.
Solo un mese fa da un’intercettazione telefonica è emerso che l’attuale Assessore ai lavori pubblici del comune Pasquale Morisani aveva ricevuto appoggio elettorale da una ‘ndrina. Seppur non indagato, ci sarebbe aspettato un gesto di dimissioni, visto anche l'ambiente in cui questa cosa grave si disvelava. Invece no l’assessore Morisani resta al suo posto con l’avallo dell’attuale sindaco Arena. E passeggia accompagnato da due guardaspalle sul corso principale con la tracotanza di chi può prescindere dal dover dar conto alla città. Per questo abbiamo chiesto al prefetto di Reggio di fare la cosa più ovvia: inviare una commissione di accesso per verificare le condizioni d’infiltrabilità del comune e nello stesso tempo al sindaco, eletto solo da pochi mesi, abbiamo consigliato di azzerare la sua giunta e far pulizia nelle società miste. Né l’uno né l’altro sembrano avvertire l’urgenza di porre termine a queste pratiche che soffocano questa terra.
Ora che le indagini della Procura di Milano hanno accertato l’unicità dell’azione della ‘ndrangheta non solo in Calabria, ma anche al nord con il portato di commistione tra cattiva politica, massoneria, ‘ndrangheta, servizi segreti deviati, servitori dello stato infedeli. E’ il tempo di non lasciare che questa vicenda di Reggio sia trattata come una questione locale. Reggio Calabria è Italia, e quello che accade in questo meraviglioso ultimo lembo dello stivale, rischia di penetrare l’intero Paese. Non lasciamo soli i giovani reggini che vogliono cambiare questa città perché la amano, la loro voce spesso è stata soffocata dall’indifferenza. Questi giovani vogliono liberare questa terra dall’odio dalla ‘ndrangheta e dalla cattiva politica, perché solo chi odia può generare lo scempio che è stato fatto negli anni di una terra meravigliosa. In mano a questi giovani è il destino della Reggio Calabria migliore ma anche dell’Italia migliore, non lasciamo che anche questa volta smettano di lottare e decidono di emigrare. Perché se ciò avvenisse, la Calabria e Reggio resterebbero ancora per anni in balia di chi sta snaturando questa terra o di chi pensa che chi dissente “è un ebreo e un comunista”affermato ieri da un assessore reggino PDL nei confronti di Roberto Benigni. Aiutiamo i calabresi a liberarsi da questo squallore. Aiuteremo l’Italia a essere migliore.
Andrea Di Martino
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